Alle 7,30 già in moto, sole, temperatura gradevole. Partenza da Jokkomok direzione sud sulla E45.
Prima di partire ci siamo ripromessi di non passare i 100 km/ora dato l'alto rischio renne.
Dopo un'oretta sono in testa, un gruppetto di renne a sinistra, come d'abitudine accendo tutti i lampeggianti per avvertire Oscar che penso sia dietro, ma negli specchietti non c'è; rallento fino a 80 perchè possa riprendermi senza superare la velocità stabilita.
Qualche minuto e all'improvviso mi sbucano da destra due renne dirette verso l'altro lato della strada, e in un lampo una terza lanciata al loro inseguimento.
La centro in pieno, senza neppur riuscire a toccare il freno, un botto impressionante e un'esplosione di peli che per un attimo mi avvolge.
La moto non si sposta, prosegue dritta, nei pochi istanti successivi al botto un pensiero: fosse stata una persona o un bambino ....Mi fermo frenando dolcemente a una trentina di metri, metto la stampella, spengo e scendo: Oscar ha visto tutto da una cinquantina di metri, mi vede con la moto in piedi e si ferma presso la renna che, come poi mi racconterà, ha fatto tre o quattro piroette fino a finire sul ciglio sinistro, ed è morta sotto i suoi occhi con il ventre squarciato e tutte le interiora fuori.
I danni sono notevoli, carenatura zona radiatore sparita, parafango anteriore con supporto sinistro spezzato, parte laterale sinistra con i supporti spaccati.
Faro, parabrezza e specchi intatti (il faro saprò poi che si è crepato e dovrà essere sostituito).
Radiatore storto e ammaccato ma non rotto (andrà però sostituito).
Arriva Oscar, mi dice della renna, non ho la forza di vederla.
Valutiamo il danno, la meccanica è intatta.
Oscar si accinge alla riparazione |
Un bel po' di nastro americano e Oscar in pochi minuti rimette la moto in grado di ripartire.
Dall'impatto alla ripartenza non è transitato nessuno.
Fra le mie sensazioni e la descrizione di Oscar queste le mie conclusioni: la ruota anteriore è passata sotto la pancia poco davanti le zampe posteriori, la botta è stata tutta a carico della carenatura del radiatore, che in parte ha colpito il radiatore appunto e in parte ha aperto il ventre al povero animale.
La renna era lanciata verso la mia sinistra, perpendicolarmente alla moto, la botta l'ha fatta girare su se stessa e l'abbrivio della spinta (stava correndo) ha fatto si che non toccasse assolutamente la moto sul lato sinistro.
A parte il rumore del botto, impressionante, e il turbinio di peli io non ho sentito nulla, ma poi ho ritrovato il navigatore quasi sdraiato verso avanti con lo schermo rivolto in alto, dunque l'animale mi ha fatto rallentare di colpo.
Siamo ripartiti subito trascorrendo un normalissima e bellissima giornata di viaggio, 725 km in tutto, siamo a 150 km a est di Roros in Svezia in un bungalow da gran signori.
Indubbiamente la fortuna mi ha assistito, ovvero il mio Angelo Custode è veramente un drago.
Girare in Scandinavia è bellissimo e poco pericoloso, ma il rischio renne viene sempre sottovalutato. A me è capitato quello che ho sempre temuto in un momento in cui mi stavo comportando bene, a 80 con limite 100, vigile e riposato, in un sole pieno, in rettilineo e in assenza di traffico e la renna era di media corporatura.
Si fosse trattato di un grosso maschio non so se sarei qui a digerire la cena preparata da Oscar.
Notare che un'ora dopo si è scatenato un putiferio di pioggia e vento da far paura e Oscar si è ritrovato un pino appena caduto ad occupare l'intera strada. Siamo passati nei 20 cm liberi alla nostra destra.
Poi per metà giornata abbiamo visto altri alberi caduti: insomma oggi grandi avventure.
Riporto qui il racconto di Oscar riguardo l'incidente:
Riporto qui il racconto di Oscar riguardo l'incidente:
Sabato 04 Giugno 2011 – Piena foresta svedese a sud di Jokkmok, ad una settantina di Km. da Arvidsjaur; siamo in sella da circa un’ora, abbiamo concordato di non superare i 100 Km/h, la regione brulica di renne, quasi tutte con il manto bianco che si sta sfilacciando per far posto al pelo più marroncino tipico della stagione estiva; probabilmente la neve è stata presente per molto più tempo del solito e gli animali non hanno ancora completato la muta.
Paolo contrariamente al solito è davanti; penso mentre lo seguo che c’è la possibilità di avvistare delle alci, due anni addietro nella stessa regione, seppur più a sud (Lycksele), ne avvistai appunto per ben due volte, il desiderio e la speranza si fanno largo.
Vorrei superarlo ma preferisco non essere “scortese” allora lo lascio andare rallentando ulteriormente con l’intenzione di interporre fra lui e me almeno 2-3 Km. proseguo tranquillo ma niente alci. Piano piano lo raggiungo perché lui nel frattempo ha rallentato non vedendomi negli specchietti; procediamo ad una distanza di una cinquantina di metri l’uno dall’altro sugli 80 Km/h. quando all’improvviso compaiono a destra sotto la scarpata della sede stradale l’ennesimo gruppetto di renne, ne vedo bene 2 che attraversano la strada velocemente, Paolo rallenta ma non frena e prosegue, all’improvviso ne vedo una terza più piccola che corre verso la scarpata, sale la stessa: “Paolo frena, frena” esclamo; niente da fare lui non la può vedere è ormai troppo a ridosso, per un attimo penso che forse mi tradisce la profondità di campo; avevo invece avuto purtroppo la sensazione giusta, la renna appena entra in strada viene proiettata prima leggermente in alto poi gira su se stessa come un birillo per varie volte sino a fermarsi a mezza costa nell’opposta scarpata.
La RT non ha la benché minima sbandata, del resto la renna è stata sbattuta via dalla collisione e non investita; vedo benissimo Paolo fermarsi piano, nel frattempo la preoccupazione lascia posto alla commiserazione per l’animale; Paolo scende dalla moto e mi appare naturale nei movimenti, lo vedo bene ed allora mi fermo all’altezza del punto di impatto.
Scendo dalla moto, attraverso la strada deserta e la renna, una femmina giovane che ha seguito l’istinto di correre in direzione della due compagne più grandi, è esamine, alza lievemente una zampa e la testa per voler sfuggire da me ma ha la pancia sventrata e tutte le interiora fuoriuscite, morirà in pochi secondi.
Scatto una foto al povero animale e mi accorgo di un pezzo di plastica della moto sulla strada, raggiungo Paolo e cerco di tranquillizzarlo, non è necessario, lui stà bene, mi dice di aver sentito un colpo e visto solo una nuvola di pelo che lo ha invaso.
L’RT riporta meccanicamente solo il radiatore affondato ma fortunatamente non forato, plastiche delle fiancate, parafango e becco rotto, plastica del cruscotto interno anch’essa spaccata.
Un’occhiata su come poter intervenire e la scelta unica è il nastro americano, fascio la moto in modo che le plastiche stiano ben a contatto e non sventolino durante la marcia, parlo con Paolo, gli chiedo se tutto và bene, mi rassicura ancora una volta che stà bene e che in tutti questi anni di Scandinavia mai gli era capitata una cosa del genere considerando anche che eravamo in pieno giorno con il sole e su un rettilineo.
Passa mezz’ora dal momento dell’incidente al momento della ns. ripartenza, non transita nessuno.
Concludiamo che la ruota anteriore dell’RT è entrata sotto la pancia della renna mentre la plastica del piccolo becco anteriore ha fatto da lama sulla pancia del povero animale, la rotazione è avvenuta in quanto lo stesso animale era in corsa e quindi è stato sbalzato all’esterno invece che investito.
Ad Arvidsjaur ci fermiamo al distributore di carburanti per controllare la tenuta della fasciatura; compriamo i generi alimentari necessari anche per il giorno seguente in quanto oggi è sabato e riprendiamo il cammino, iniziato alle 7:20 verso Sud.
Ma oggi è giornata di avventure, da lì a poco il tempo cambia in maniera repentina ed un cielo quasi nero si para davanti alla ns. strada.
Ci fermiamo per indossare le antipioggia consapevoli che un bel temporale ci aspetta, riprendiamo il ns. cammino e veniamo quasi subito inghiottiti dalla foresta; iniziano raffiche di vento consistenti ed una pioggia che ogni goccia sembra un sassolino sul casco, la precipitazione si infittisce al punto che i goccioloni d’acqua cadono a terra e sollevano vapore acqueo che forma una strato nebuloso lungo la strada, la foresta sbuffa nebbia da tutte le parti, è indirizzata verso l’alto ma riesce a nascondere a tratti il nastro asfaltato, la visuale si riduce drasticamente, insomma una non bella situazione, proseguiamo piano intorno ai 50/60 Km/h. e raggiungo, sono infatti davanti, un camper con targa tedesca, potrei passarlo ma la visuale è talmente ridotta che non me la sento, lo seguo per poche decine di metri e vedo che si accendono i suoi stop, lo sfilo allora a sinistra piano pensando che ha intenzione di facilitarmi il sorpasso; macchè, un albero è sdraiato a terra ed occupa quasi tutta la carreggiata, rimangono liberi 20/30 cm. all’estrema destra del nastro asfaltato, piego leggermente a destra e mi butto sull’esiguo spazio senza agire di colpo sui freni, del resto il camper è ormai quasi fermo; supero l’ostacolo credo toccando con la valigia sinistra del fogliame di qualche rametto, Paolo mi imita e superiamo ambedue l’ostacolo.
La pioggia è meno incessante ed abbiamo strada libera davanti ma … il camperista è fermo bloccato e siamo lontani da un centro abitato.
Mi fermo e scendo dalla moto ovviamente, mentre cammino a passo svelto verso la pianta sdraiata a terra faccio cenno al camperista di venire ad aiutarmi, afferro il tronco nella parte terminale, è fino anche se molto lungo e non mi pare sia chissà quanto pesante; il tedesco invece afferra un rametto e con l’effetto elastico non mi aiuta di certo, capisco che non è un tipo “sveglio”.
Troppo pesante la pianta per solo tre persone, non è possibile spostarla allora valuto la larghezza del camper e l’altezza da terra del veicolo e della pianta, gli propongo di avanzare piano tutto sulla destra mentre io e Paolo con il peso del nostro corpo abbasseremo i rami della parte terminale della pianta. E’ fattibilissimo, al massimo le foglie e piccoli ed esili rametti toccheranno il sotto scocca del camper ma avanzando piano non si faranno danni di certo.
Il tedesco mi grida nella sua lingua per me incomprensibile qualcosa ma capisco dalla sua gestualità che mi considera matto se non scemo.
Bene è il segnale di chiusura totale verso la sua stupida persona; guardo bene sua moglie che è rimasta preoccupata nel frattempo in camper e le chiedo scusa con lo sguardo allargando le braccia le mani; al furbo tedesco invece esclamo “Sorry” sorridendo a presa di ... gli giro le spalle e risalgo in moto; Paolo mi chiede cosa fare e gli rispondo “Il tedesco ha detto che aspetterà i Vigili del Fuoco”, metto in moto e lasciamo il tipo bloccato nel nulla della foresta svedese.
Proseguiamo per parecchi Km. senza incontrare nessuno se non altri alberi caduti di più piccole dimensioni; più a Sud, all’interno dei centri abitati, vediamo persone che con grosse motoseghe hanno liberato la strada dalle piante cadute e iniziano a fare legna per il terribile inverno di quassù.
All’interno della foresta le raffiche di vento erano ben avvertibili ma le piante hanno consentito un certo riparo, tuttavia un paio di volte mi sono ritrovato con la moto quasi nell’opposta corsia di marcia.
Scendendo più a Sud il tempo migliora per ns. fortuna ed il sole torna a farci compagnia ma abbiamo passato una mezz’ora quasi d’inferno.
L’aria si fa più fredda a dispetto del cielo sereno ma è gradevole guidare in questa condizioni, numerosi sono i laghetti che scorriamo lungo la strada e mi dico se non è il caso di fare una bella foto alla moto. Ne scelgo uno con la riva in secca e visto che esiste la possibilità di arrivare sulla spiaggia dirigo Titty verso il bagnasciuga.
Errore, grossolano errore: dimentico di disinserire il controllo di trazione e dovendo superare un piccolo cumulo di sabbia il motore non risponde alla manetta come vorrei, la potenza è tagliata e il peso finisce all’anteriore che inevitabilmente si affossa chiudendo lo sterzo verso sinistra.
Poggio i piedi ed ho la moto inclinata, la sorreggo per circa 10 secondi ma sento e sono consapevole che il boxer avrà la meglio; l’accompagno a terra, poggio Titty sulla sabbia ed il paramotore assieme al cilindro e la valigia sinistra fanno scudo sulla sabbia, scavalco la moto con la gamba destra e pieno di rabbia la sollevo di forza; quando arriva Paolo Titty è già in piedi e con il motore acceso; tuttavia ho bisogno del suo aiuto per tirarla dietro di 30 cm. quelli necessari a liberare la ruota anteriore dalla sabbia, tolgo l’ASC e mi piazzo sulla riva, scatto due foto.
Paolo nel frattempo saggia la consistenza del terreno con i piedi indicandomi dove è meglio passare, esco fuori dall’impiccio e riprendiamo il nastro asfaltato, per oggi basta avventure che ne abbiamo avute abbastanza; questa terza poi era proprio cercata.
Oltrepassiamo Ostersund e lasciamo la E45 per dirigerci di nuovo verso la Norvegia; arriviamo a Vendalen alle ore 17:45 dove prendiamo nel locale campeggio una Hytter grandissima per 740 Sek.
La sera intrattengo una video chiamata con mia moglie (Skype) e poi parlo a lungo con Paolo degli accadimenti della giornata; siamo comunque contenti, del resto sostanzialmente per noi tutto è andato per il meglio; il rammarico fortissimo è per la povera renna che invece ha visto carpita la propria vita; purtroppo è toccato a noi esserne stati gli "autori".
Solite cose serali con cena composta da pasta asciutta, poi la consueta doccia e camminata a zonzo lungo la strada ed il campeggio nella quale approfitto per chiamare Sandra ed informarla dell’evolversi della motogita; la sento presa dall’avventura ed interessata agli accadimenti, mi chiede tante cose su come abbiamo trovato quel luogo e/o quella vista, le anticipo dove grosso modo andremo il giorno dopo con riferimento ai viaggi che ha fatto con Giorgio ed ogni volta è un sapore dolce-amaro, ed ogni volta non so neanche io come posso descrivere il mio stato d’animo, ogni volta comunque avverto la sua voglia di moto prorompente ed innata che porta con sé e che aveva lo stesso Giorgio.
Siamo in aperta campagna e iniziamo a vedersi campi coltivati a prato, del resto la foresta già da qualche km. si è fatta più rada e lascia sempre più spazi aperti a pascoli.
Oggi complessivamente percorsi Km. 725 che consentono al progressivo di raggiungere 7500 Km.
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A settembre 2017 Oscar se ne andò per sempre insieme a Marinella, sua moglie, vittime incolpevoli in un incidente di moto, falciati da un'auto il cui pilota sbagliò una curva.